L'UOMO CHE VOLEVA

Non potevo né andare avanti né tornare indietro. Ero bloccato in un tempo che non volevo vivere: il presente.
Non sapevo cosa farmene del presente. Quello che volevo era vivere di nuovo quello che c'era stato, un futuro non nuovo ma vecchio e ripetuto, dove avevo la certezza che tutto sarebbe andato come una volta. Avevo voglia di sicurezze.
E invece no, non era possibile. Di nuovo, sempre in ogni istante, vivevo quel presente che non mi apparteneva. Quegli attimi di presente che si ripetevano, istanti dopo istanti, sempre diversi e contemporaneamente uguale per come li vivevo. Non ne potevo più di questo, non lo volevo.
Perché era così difficile rivivere di nuovo il passato? Cosa c'era di male a viverlo e riviverlo ancora? Meritavo di vivere quell'attimo felice che si  è ripetuto una volta in cui tutto andava come io avevo voluto.
Perché venivo punito così? Non è forse un nostro diritto cercare la felicità in ogni modo possibile? E se la felicità risiede in qualcosa, in un evento passato, è un mio diritto allora riviverlo in ogni istante e pretendere che si ripeta  nel futuro.
Cos'era questa storia di un present
e che non mi appartiene? Di cose, persone ed eventi che io non avevo mai voluto ma che comunque mi perseguitavano?
E' forse questa la vita? Essere costretti a vivere in eterno istanti che non ci appartengono?
O forse ero io diverso allora? Vivevo più sereno e allegro. Ma da quando gli stessi eventi non si ripetevano più, piano piano ho iniziato a spegnermi e a perdermi. E allora lì iniziai a pensare che non ero felice, ma avevo la felicità, come un'oggetto che puoi comprare in qualsiasi negozio a poco prezzo.
Mi resi conto purtroppo che volere una cosa ed esserla è totalmente divers. Correre per ottenere quel che si vuole è inutile, i negozi sono chiusi. L'unico aperto ad ogni ora sta dentro di noi, ma niente è in vendita lì: Devi essere socio del club  per poterci entrare.
Ero felice, ma volevo la felicità.

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