SFIDA 2000 X 21 - GIORNO 4

UN INASPETTATO "PROCESSO CREATIVO" COME CONSEGUENZA DELLA ROTTURA DI SCHEMI


Domenica 7 agosto, continuo con il mio progetto di 2000 parole in 21 giorni di getto, senza sosta e senza programmazione alcuna.

Come nei post precedenti ti chiedo scusa nel caso trovi errori di grammatica, lessico e di sintassi. Per mantenere il più possibile genuina l'opera non effettuerò alcuna correzione, così da lasciare inalterata la produzione.

Sembra che sto parlando di qualcosa che può essere comprata al supermercato, il "prodotto". Sto a tutti gli effetti "producendo", e non creando, le parole che scrivo.

Ogni singola parola, frase e periodo che batto adesso al pc, escono fuori come non come un processo creativo meccanico, bensì come un fiume in piena che continua a scorrere: È questo che provo adesso.

Il cosiddetto "processo creativo" (a cui non pensai in alcun modo da principio quando ho ideato questa mia folle idea) prevede appunto un "processo": un susseguirsi di eventi, azioni concatenati che possono essere riprodotti in seguito. Come il nastro trasportatore di una fabbrica, dove si eseguono azioni ben definite e in sequenza per realizzare il "prodotto" finito.

Ho deliberatamente rotto questo schema. Niente passi da seguire o metodologie, per adesso. Solo lo scorrere delle parole che escono da me per mandare un messaggio a chi legge, frutto di pura improvvisazione e nessuna programmazione. Ho pure fatto la rima in modo involontario. 😂

Credo allora di avvicinarmi più ai poeti che ai veri scrittori così. Sarà per questo allora il motivo per cui in passato ho scritto poesie?

JOYCE MI PERDONERÀ PER QUESTO


Ho generato una contraddizione non voluta parlando di produzione, per poi smentirmi poche righe dopo.

Mi sento come lo scrittore James Joyce quando scriveva i suoi romanzi.

Magari anche a lui è successo questo contrasto interiore che adesso sto provando, e non ho mai letto nessuna delle sue opere!

Di lui so soltanto ch'era irlandese e teneva una corrispondenza con Italo Svevo, uno dei nostri grandi autori in Italia, più qualcos'altro appreso nelle scuole superiori, stop.

IL SECONDO ESERCIZIO CHE SEGUO E CHE PUOI SEGUIRE ANCHE TU, ANCHE SE HAI POCO TEMPO PER TE STESSO


Parallelamente a questa sfida ne seguo un'altra per migliorare il mio stile. Per lo stesso periodo di tempo, 21 giorni consecutivi, copio a mano ogni singola parola un romanzo di un grande autore che voglio imitare. Non ti dirò chi sia, voglio tenerlo segreto così da non influenzare ogni tipo di giudizio su quello che scrivo. Il solo nominarlo potrebbe portare un'acceso dibattito, e non è uno scherzo.

L'idea di effettuare quest'altra pratica mi è venuta leggendo del materiale sul copywriting in rete.

La prima informazione che trovai fu quella che occorrevano questi famosi 21 giorni per poter apprendere una nuova abitudine. L'autore dell'articolo consigliava di scrivere per tutto questo tempo per rendere "normale" l'attività di scrittura, come uno dei molti "rituali" che facciamo ogni giorno senza che ce ne rendiamo conto.

La seconda informazione che trovai proveniva da un ebook scaricato in rete. Questo secondo consiglio affermava che ognuno di noi poteva diventare in poco tempo un copywriter di successo. Anche tu potresti farlo. Basta scegliere l'autore famoso che preferisci, uno di grande successo, e copiare a mano ogni singola parola che ha scritto.

Unendo questi due esercizi è nata fuori la sfida delle 2000 parole al giorno per 21 giorni consecutivi.

In verità ho aggiunto anche i consigli di un grande autore internazionale di romanzi. Anche lui affermava che...
"... Bisogna scrivere quotidianamente..."
... a partire da mille parole giornaliere, per poi pian piano aumentarne il numero col passare del tempo. Soltanto così, a suo dire, puoi iniziare a fare sul serio.

Questo esercizio, che ho tramutato in sfida, si può applicare anche in altri ambiti dal mio punto di vista. Ad esempio ti piacerebbe imparare una nuova lingua velocemente? Scegli dei testi, e anche del materiale audio, nella lingua che preferisci; leggi è ascolta con molta attenzione, sopratutto la traduzione esatta; copia e pronuncia parola per parola ogni giorno. Sono sicuro che il risultato sarà straordinario.

È in cantiere da parte mia anche questa nuova sfida.

PICCOLI CONSIGLI UTILI SULLE ABITUDINI E COME CAMBIARLE EFFICACEMENTE


Apprendere una nuova abitudine è facile, basta seguire uno schema specifico con costanza.

Tieni presente che prima c'è uno stimolo, di qualsiasi natura e qualità. Questo stimolo ti porta a compiere delle azioni ben definite. Le azioni ben definite che effettuerai porteranno a una soddisfazione, un premio, tangibile o astratto che sia. Il premio in questa visione d'insieme altro non è che l'incentivo a ripetere la routine.

Considera le abitudini che hai, anche mascherate da piccole manie e superstizioni varie. Seguono sempre la procedura:

STIMOLO ➡ AZIONE ➡ SODDISFAZIONE

Un po' come per delle storie efficaci, dove c'è un principio o evento che scatena cambiamenti, delle azioni per risolvere il problema che ne è nato, infine il lieto fine che ne segue. C'è uno schema preciso.

E qui torniamo al processo creativo. Se è vero che scrivo di getto, in modo spontaneo e senza alcuna progettazione fatta a monte, è vero anche che seguo involontariamente un sistema?

La risposta è sì, per tutti quanti, anche per chi crede di vivere in modo non programmato le giornate. Chi vive alla giornata segue le sue routine e non se ne accorge nemmeno il più delle volte.

È insito nella natura umana avere degli schemi da seguire, sopratutto mentali. Il bello di tutto questo è la possibilità di poter imparare e disimparare qualsiasi schema si voglia. Basta un minimo di apertura mentale, un pizzico di costanza e un'obbiettivo da raggiungere per acquisire nuove competenze. Discorso diverso quando invece vuoi perderle.

Per rimuovere un "programma mentale" presente nel nostro cervello bisogna prima accorgersi della sua esistenza. Poi capire qual è lo stimolo iniziale che lo innesca, il più delle volte questo è sufficiente a sancirne la fine. In caso contrario bisognerà sostituire l'azione preimpostata con un'altra per ottenere la stessa soddisfazione o premio. Più facile a dirsi che a farsi, sopratutto a parole

Perché invece non continuare con l'abitudine di raccontare? 😊

COSA FA NEL TEMPO LIBERO CARLO RIZZICONI


Il magazzino del vecchio Torrisi era anni fa un fienile diroccato. Anticamente era una villa di un nobile, un barone, poi caduto in disgrazia per debiti da gioco. Tutt'intorno c'erano alberi d'arance e limoni. Le cicale emettevano la loro sinfonia caratteristica in quell'afosa giornata di luglio.
Le giornate erano diventate particolarmente torride e il proprietario mal sopportava un così forte caldo. Cercava sempre una valida scusa per non andare lì. Non perché fosse un brutto posto, voleva evitare di lavorare il più possibile e sapeva che la sua sola presenza lì gli faceva scattare la sua solita pignoleria. Così decise di affidare il grosso del lavoro a un suo vecchio amico, compare Rizziconi.
Rizziconi era un uomo sulla cinquantina, alto e robusto, dalla barba grigia incolta e gli occhi azzurri tristi. Di poca fantasia e molta pratica, ritenuto adatto per qualsiasi lavoro, da quello pulito a quello di pulizia, aveva deciso, dopo anni di scorribande scellerate, di darsi una calmata. Non poteva più permettersi certi lavori, non dopo esser stato vicino a rovinarsi la vita del tutto per una questione d'onore.
Ecco perché quel giorno era lì, nel vecchio fienile, insieme ad altri lavoranti.
«Allora, cosa vogliamo fare? Continuiamo a girarci intorno? Oppure mi dite cos'è successo stamattina presto?» chiese con il suo tono fermo e la voce profonda.
I lavoratori si guardarono tra di loro. Pochi erano tranquilli e sereni, altri avevano la tipica espressione di chi non gliene importava nulla. Molti al contrario erano più tosto nervosi
«Stamattina siamo venuti qui come ogni giorno,» disse uno dai capelli biondi, Parlava come se avesse preso coraggio dopo molto tempo. «Abbiamo trovato così come vede lei ora. Nessuno di no non sa niente di questo» indicò il tavolo al centro, dove stava un uomo seduto con la testa appoggiata sul ripiano in una piccola pozza di sangue che gocciolava a terra.
«Mi state dicendo che lo avete trovato così com'è ora?» Era molto preoccupato per la scena che aveva davanti. Sapeva che nessuno di loro poteva aver fatto una cosa del genere, li conosceva tutti. Eppure qualcosa dovevano pur sapere. Ricciardi lavorava lì da molto tempo e tutti sapevano della sua passione per le donne.
«No signor Rizziconi, non sappiamo cos'è successo» disse un'altro in un evidente stato di nervosismo.
«Quindi non avete niente da dirmi? Ricciardi non nascondeva nulla e possiamo chiamare la polizia tranquilli?» Non voleva farlo, doveva capire cos'era successo prima. Troppe persone erano interessate a quel pezzo di terreno, sopratutto l'avido Arene. Avrebbe fatto di tutto per prenderlo, anche bruciare i campi come faceva anni fa.
I lavoranti si guardarono tra di loro. Due erano pallidi, in procinto di svenire. Un'altro si mangiava nervosamente le unghie. Il pensiero comune era quello di non perdere quel posto di lavoro: era uno dei pochi che pagavano bene e non sfruttavano.
Uno di quelli che stava calmo alzò la mano «credo di sapere cos'è successo, purtroppo.»
«Oh, finalmente qualcuno ha il coraggio di parlare. Dimmi Scarano, cosa sai?»
«Eh, mi auguro di sbagliarmi» prese un bel respiro «Rizziconi all'insaputa di tutti portava le donne qui per la notte e...»
«Questo lo sapevo già» lo interruppe «gli ho tolto questo vizio tre mesi fa, quando lo avete visto con l'occhio nero, ve lo ricordate?»
Molti annuirono.
«Allora sapevate che una settimana fa ha ripreso e si portava la figlia del Mazzei?»
«Mazzei quello della concessionaria?» Chiese Rizziconi speranzoso. Sarebbe stata una situazione più gestibile. Lo conosceva di persona e sapeva che ci si poteva ragionare.
«No,» scosse la testa, «quello della macelleria.»
«Porco giuda.» Si coprì il viso con la mano. Quello era una persona terribile. Non macellava solo animali. Su richiesta faceva sparire certi cadaveri indesiderati «ho capito. Facciamo così. Aiutatemi a spostarlo, lo portiamo da un'altra parte,» era meglio fare come i vecchi tempi: portare certa roba indesiderata fuori da occhi indiscreti e poi fare una chiamata anonima alle autorità.
Nessuno controbatté a quello che disse. Tutti conoscevano il suo passato e sapevano che poteva trovare ottime soluzioni.
«Signor Rizziconi, sta arrivando un'auto» disse uno davanti a una finestra.
«È Torrisi, l'ho chiamato un quarto d'ora fa. Mi aveva detto che sarebbe passato stasera però.»
«No, non è la sua audi bianca.»
«Come no?» Si allarmò. Nella sua mente fece una fulminea carrellata delle armi nascoste che c'erano per ogni evenienza. «Chi cavolo è ora?»
«È una cinquecento gialla. Sta correndo veloce. Ma è pazzo questo?»
Perché Diego stava venendo lì? Non lo avevano avvertito di non passare?
Tutti si affacciarono alle finestre per vedere cosa stava succedendo. La macchina si fermo di colpo col fumo che usciva dal cofano.
«Ha bruciato il radiatore di sicuro, stava correndo troppo veloce» disse uno degli spettatori.
«Scarano» sospirò Rizziconi, «vagli incontro e vedi che puoi fare.»
«E quelli chi sono?» Uno dei lavoratori indicò il gruppo di uomini neri che stavano in fondo alla strada. Emisero il loro urlo gutturale e innaturale.
Diego corse verso il cofano per poi inciampare. Il piccolo Pietro uscì e provò a farlo rinvenire.
«Che cavolo ci fa qui il figlio di Arene?» Esclamo ad alta voce Rizziconi «presto, andiamo a prenderli. Veloci!»
«Andiamo con la mia macchina!» Esclamò Scarano.
«Renato, vai a prendere le pistole sotto la scrivania, subito!» Ordinò con tono fermo Alberto, «e voi due andate a recuperare il figlio di Arene, è andato verso il pozzo.»
«Sì, andiamo» risposerò.
Non ci voleva proprio. Avevano una brutta situazione da risolvere e all'improvviso era peggiorata dal nulla.
La macchina sfrecciava veloce su quella strada sterrata. Fece una sgommata alzando un gran polverone quando arrivò alla cinquecento gialla.
«Presto, portatelo dentro il fienile.» Prese una pistola e la nascose sotto la maglietta nei pantaloni, «rimango io a parlarci con questi qua.»
«No, rimango io con lei» disse uno dei dipendenti di Torrisi prendendo una pistola. Era Anselmo, un ex pregiudicato «non vi lascio solo.»
Fece un cenno d'assenso e scesero dalla macchina.
«Presto, prendetelo e portatelo su. Anselmo tu...»
«Ahhh! Aiuto!» Un urlo straziante proveniva da dov'era si era diretto il piccolo Pietro.
«Ca**o! Che gli è successo?» Imprecò Scarano.
Anselmo iniziò a sparare dalla parte opposta della strada. Gli uomini neri si stavano avvicinando a una velocità fuori dal normale urlando con una voce terrificante. Nonostante i proiettili li colpivano continuavano a correre verso di loro.
«Che cosa sono quelli? Perché ca**o non muoiono?»
«Nooo! Fermi! Fermi!» Un'altro urlo provenne dall'altra parte.
Scarano e un'altro, nonostante la paura, caricarono Diego in macchina. Non c'era tempo per perdersi in chiacchierare.
Quando si voltò vide il Rizziconi sparare un paio di colpi per poi essere preso al collo da uno di quelle cose, mentre un'altro prese la testa di Anselmo e gliela girò all'indietro spezzandogli il collo.

PER CONCLUDERE


Beh, che dire...

...Continua alla prossima puntata. Stai collegato per scoprire cosa succederà.

A presto.

P.s. Fammi sapere cosa ne pensi con un commento qui sotto 👍

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